Essere qui Nadine Zara 7 Giugno 2015

Essere qui

Nel mondo spirituale esiste una grande confusione tra quale sia l’obiettivo della ricerca stessa.

Molti si approcciano a questo ambiente nella speranza di trovare una risposta al malessere e alla sofferenza che accompagnano la loro vita, per risolvere conflitti che si ripetono nelle varie aeree della nostra esistenza, siano esse lavorative o affettive o sociali.

Di solito il primo passo lo si compie verso la psicologia, nella speranza che, nel trovare una ragione o un motivo nel passato, si trovi una chiave di risoluzione dei conflitti del momento presente.

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Ovviamente questo tipo di indagine può prendere un notevole numero di strade e tutte alla fine terminano con un fallimento. È infatti evidente che non esiste nella storia di ieri un motivo di dolore che si presenta oggi perché la storia di ieri è comunque e solo una storia. Anche la storia di oggi è solo una storia e non appena l’attenzione si distoglie da essa, anche solo per un momento, ci si accorge che quel malessere non dipende dalla storia che modifica continuamente personaggi e situazioni ma ciò che resta è solo il richiamo di un dolore che le sta dietro. La storia – inclusi i tentaivi di porre fine ad essa – è solo l’eco mentale di quel dolore.

Non appena ogni tentativo di trovare il bandolo della matassa nella storia finisce, ecco che l’attenzione puo ricadere in tutto e per tutto sul dolore, sul sentire quel dolore, quel senso di separazione dal mondo, quella paura. A volte esso puo esse cosi intenso che la mente proietta scenari di suicidio piuttosto toccarlo: il messaggio è corretto, si deve morire, ma non è il corpo che deve andarsene solo il suo immaginario occupante.

Fino a che si lotta con quel dolore e con la paura che lo accompgna, fino a che si cerca di venire a termini con esso, la sua morsa si farà sentire. Magari per un po’ lo si tiene a bada, amori, amici, lavoro o persino tecniche di meditazione, ma poi fara di nuovo la sua comparsa e allora sembrerà che davvero non sia servito niente a nulla. Sono segnali che il momento della resa si avvicina.

Il punto è che quel dolore e paura devono solo essere sentiti: sono la porta necessaria per tornare a vivere da quella gioia che ricordiamo intuitivamente esistere, quella pace che si rincorre in ogni momento attraverso oggetti e avvenimenti della nostra vita.
Quando quel fuoco avrà finito di bruciare esso lascerà al suo posto uno spazio vuoto proprio là dove l’immaginario abitante di quelle storie e proprietario di quelle emozioni abitava.

Quello spazio vuoto è la pace che andavamo cercando. È il contenitore di tutto quello che accade, sia esso apparentemente esteriore o interiore. Il dolore e la paura che venivano sentite nascevano dal sentirsi separati da questo vuoto che è la nostra vera natura, la nostra casa originaria. Quando quel tornare a casa accade per la prima volta ci accorgiamo che al di là di quali siano gli avvenimenti della Vita, essi sono solo il riflesso dei luoghi in cui siamo in pace oppure in cui ancora esiste senso di separazione e paura. La Vita allora è vista per la prima volta solo come un riflesso della Coscienza e non piu come un mondo alieno e distante da cui proteggersi o con cui combattere o da risolvere e pacificare. Essa è solo un sogno di cui siamo il Sognatore.

La vecchia abitudine di vedersi come separati da quello che accade può tornare, ma dato che colui o colei che la reclama è stato scoperto essere solo una chimera, le storie muoiono con rapidità e il fuoco brucia quei carboni ancora accesi.

Silenzio è la nostra vera natura, sempre, anche nel mezzo della tempesta. La gioia si irradia da quel Silenzio quando la tempesta si calma, fino a che il vento non ha spazzato via tutto quello che ingombrava quello spazio vuoto, ogni difesa e strategia per non toccare di nuovo l’intimita con questo momento. Viviamo in tempi di grandi cambiamenti e stravolgimenti, in cui ognuno di noi è chiamato a ardere in quel fuoco e lasciare andare il dolore e vivere di nuovo dalla gioia del nostro Essere.

L’obiettivo della vita spirituale è solo quello di essere se stessi, l’obiettivo è presente in ogni e ciascun momento come questo spazio vuoto in cui il corpo e la mente si esprimono facendo esperienza della Vita stessa. Non siamo esseri umani alla ricerca di Dio, siamo Dio che fa esperienza dell’essere umani. Non c’è nulla da cercare, nulla che sia perduto. Siamo gia qui, siamo il QUI di questo momento.

Benvenuto in Paradiso. Se ti sembra di essere ancora all’inferno non temere: quelle fiamme ti arderanno vivo fino a che solo l’oro puro della tua essenza resterà.

Shakti Caterina Maggi 

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